N° 90

 

DIETRO LE SBARRE

 

Di Carlo Monni (con concetti e personaggi di Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            Il Penitenziario di Supermassima Sicurezza di Florence in Colorado, noto anche come ADX, Florence, Florence ADMAX o semplicemente Supermax dal livello di sicurezza assegnatole, è la prigione più sicura di tutti gli Stati Uniti dopo le due adibite alla detenzione di superumani.

            Vi sono rinchiusi i detenuti non superumani più pericolosi per la Nazione, tenuti in stretto isolamento ed impossibilitati a comunicare con l’esterno se non sotto rigido controllo. Lo scopo di questo carcere non è la rieducazione ma tenere lontani dalla società uomini molto pericolosi. Nessuno è mai evaso da ADX Florence ma, come si dice, c’è sempre una prima volta.

             I due visitatori sono chiaramente dei militari. La prima è una donna che dimostra decisamente meno di trent'anni, bionda, alta, slanciata, fisico atletico, capelli biondi, occhi azzurri. Veste la divisa verde oliva dei Marines e la foglia di quercia dorata sulle sue spalline la identifica come Maggiore. L'uomo al suo fianco ha i capelli scuri, occhi grigi, fisico muscoloso ma non troppo. Indossa la divisa blu della Marina e le strisce dorate sulle maniche dicono che è un tenente.

            Le formalità all'entrata sono rapide e i due ufficiali sono accompagnati in una saletta dove li aspetta un uomo sui quarant'anni dai capelli biondi che indossa la tipica divisa arancione dei carcerati. Mani e piedi sono serrati da manette collegate da una catena.

-Una visita, finalmente.- commenta l'uomo senza emozione.

            La donna si siede davanti a lui e dice:

-Mr. Bixby, io sono il Maggiore Elizabeth Mace e lui è il Tenente Franklin Mills. Siamo...-

-So benissimo chi siete...- la interrompe l'uomo di nome Bixby -... e so anche perché siete qui. Volete informazioni. Non vedo perché dovrei darvene.-

-Lei è accusato di reati molto gravi.- puntualizza Liz Mace -Aiutarci nelle indagini alleggerirebbe la sua posizione.-

-In che modo? Avrei nove ergastoli invece di dieci? Non un gran guadagno.-

-Lei rischia la pena di morte per aver ordinato l'omicidio di tre militari e due civili.-

-Tra cui il suo fidanzato...vogliamo chiamarlo così? ... il Tenente Comandante Martin Mitchell, giusto?[1] Non era nulla di personale, mi creda.

-Ma per lei lo è...- interviene Franklin Mills -... ed anche per me, figlio di...-

-Che linguaggio, Tenente Mills. È stato il suo temperamento ad ostacolare la sua promozione finora o la sua predilezione per l'alcool?-

            Liz blocca il braccio di Mills che stava per far partire un pugno.

-Basta giochetti, Bixby.- dice con voce dura -Finora ho cercato di essere civile ma ora lei mi dirà tutto quello che sa sul Comandante America o le assicuro che troverò il modo di renderle la vita più difficile di quanto giù non sia.-

-Più difficile che qui dentro? Ne dubito fortemente, ma le darò ugualmente qualcosa, anche se non le piacerà, credo.- Bixby punta lo sguardo su Mills e dice -Armageddon.-

            Uno strano lampo passa negli occhi di Franklin Mills che senza esitazione colpisce Liz al collo col taglio della mano.

 

            New York è appena stata sconvolta da un nuovo attentato. Nulla di grave come quello alle Torri Gemelle che ha segnato la sua storia recente, anche se pure questo riguarda un grattacielo.

            La cima della Fisk Tower è stata colpita da un missile che ha provocato numerose vittime. L'ipotesi dell'attentato terroristico è stata esclusa dopo che si è scoperto che nella sala riunioni si stava svolgendo un meeting dei maggiori capi della malavita organizzata.

            Uno di questi capi non era presente alla fatale riunione e sta guardando un servizio alla TV. Il suo nome completo è Paul Hadley Morgan ma per tutti a Harlem è semplicemente Boss Morgan.

-A quanto pare...- commenta -... ho fatto bene a non andare a quel meeting. Me lo sentivo che Hood avrebbe tentato qualcosa. Mai fidarsi troppo di un bianco che porta un cappuccio.- -Sei proprio sicuro che sia stato lui?- chiede un afroamericano ben vestito dal fisico come un armadio.

-E chi altri avrebbe mai avuto l'incoscienza di colpire il figlio di Kingpin a casa sua? Dimmelo tu Big Ben.- ribatte Morgan versandosi un whisky.

-In effetti, non hai torto.- conviene l'avvocato Big Ben Donovan.

-La nota positiva è che ci ha sbarazzato di Faccia di Pietra, una seccatura di meno per me, ma non mi illudo: sono ancora un bersaglio. Per fortuna ho spedito al sicuro Leila e le bambine.-[2]

-Ora che intendi fare?-

-La sola cosa possibile: mi preparerò alla guerra.-

 

            Liz Mace non ha il tempo di emettere nemmeno un grido e cade sul pavimento svenuta.

-Attendo altri ordini, signore.- dice con voce atona Franklin Mills

-Avresti anche potuto ucciderla, ma va bene così.- commenta Bixby senza mostrare particolari emozioni poi si volta verso l'uomo di guardia -Ora puoi liberarmi.-

-Subito, signore.- dice quest'ultimo ed esegue l'ordine.

            Bixby si massaggia i polsi e le caviglie poi si alza in piedi.

-Ottimo.- dice.

            Si ferma a guardare Liz ancora a terra ed aggiunge:

-Nella C.I.A. ci insegnano a prevedere tutte le ipotesi, Maggiore ed io avevo preso le mie precauzioni nel caso fossi stato catturato. I tentacoli del Consorzio Ombra erano dappertutto.-

            Bixby scuote la resta e si rivolge al secondino:

-Hai sistemato le telecamere di sicurezza?-

-Certo.- risponde l’uomo -In questo momento stanno riprendendo il suo colloquio con il Maggiore ed il Tenente in un continuo loop. Prima o poi qualcuno se ne accorgerà ma…-

-… ma per allora saremo fuori di qui.-

-E come…?-

            Invece di rispondere Bixby afferra la guardia per il collo e glielo torce con un movimento rapido, quindi comincia a spogliarlo. In pochi minuti ha indossato la sua divisa e si rivolge a Mills finora rimasto immobile come una statua:

-Seguimi.-

            Mills gli obbedisce come un automa rimanendo in silenzio.

-Alla sala operativa.- ordina Bixby.

            Ci vogliono pochi minuti per arrivare sul posto. Bixby entra usando il badge dell’agente penitenziario che era suo complice.

            Quando entra, uno degli agenti all’interno solleva lo sguardo stupito.

-Jim?- esclama –Non può ess…-

            Uno sparo e poi un altro ed i due agenti all’interno della saletta cadono mentre sulle loro camicie si allarga una rossa macchia di sangue.

-Non mi resta molto tempo.- borbotta Bixby -Ma basterà.-

            Con rapidi gesti attiva i comandi che aprono tutte le celle.

-Perfetto!- commenta sorridendo.

 

 

2.

 

 

            Il Rayburn House Office Building, così chiamato in onore di Sam Rayburn, uno dei leggendari Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, ospita gli uffici di un discreto numero di legislatori della Camera Bassa Federale tra cui Sam Wilson di Harlem, il quale sta per ricevere una visita davvero inaspettata.

-Congressista Wilson?-

            Sam alza gli occhi al suono di quella voce femminile e si trova davanti una bella donna dai lunghi capelli biondi che veste un elegante tailleur scuro con gonna appena sopra il ginocchio e camicetta bianca coi primi bottoni slacciati.

            La donna avanza verso di lui scortata da una segretaria afroamericana e gli tende la mano mentre Sam si alza in piedi e ricambia il gesto.

Dopo una cordiale stretta di mano, la nuova venuta si presenta:

-Mi chiamo Nicole Adams. Ho saputo che cerca un nuovo capo dello staff ed io credo di essere qualificata, molto qualificata.-

            Nicole Adams. Sam è sicuro di aver già sentito questo nome, ma dove? Improvvisamente ha un’illuminazione:

-La conosco, lavora al Dipartimento di Stato! Ufficio Protocollo, giusto?

La donna accenna un sorriso e risponde:

-Vice Capo dell’Ufficio Protocollo del Dipartimento di Stato, o almeno lo ero. Sono stata licenziata in tronco per avere espresso il mio parere su certe scelte dell’attuale Amministrazione. Ora sono in cerca di lavoro e pare che lei ne abbia uno da offrirmi.-

-In effetti la direttrice del mio staff mi ha mollato poco dopo la morte del marito. Ora che ci penso, lei lo conosceva: è stata a scuola con Kamal Rakim.-

-All’università e c’era anche T’Challa, non ancora ufficialmente re di Wakanda. Tempi lontani e più spensierati per certi versi. Kamal aveva appena cambiato il suo nome per essere più vicino alle sue radici africane, diceva. Non hanno ancora trovato il suo assassino, vero?-

-Purtroppo no. Ma non parliamo di questo. Come ha saputo che Leila Taylor se n’è andata?-

-Washington è una piccola città dopotutto. Le notizie corrono veloci –

-Mi auguro che sia consapevole che lo stipendio che potrò offrirle è di gran  lunga inferiore a quello che aveva al Dipartimento di Stato.

-Me ne rendo conto benissimo ma non m’importa. Quando ero all’università volevo cambiare il mondo e invece sono diventata una burocrate. Voglio rimettermi di nuovo in gioco.-

Sam sorride. Decisamente quella donna gli piace.

-Il posto è suo.- le dice stringendole ancora una volta la mano.

 

            Liz apre lentamente gli occhi ed istintivamente si tocca il collo, dove è stata colpita. Mentre si rialza in piedi, recupera tutta la sua lucidità. Bixby è scomparso e Franklin Mills con lui. Per quanto le sembri impossibile, deve essere stato lui a colpirla ma perché? Lo conosce da anni, sono stati amanti. Ha le sue debolezze ma scommetterebbe la sua vita che non è un traditore.

A terra c’è il secondino seminudo e col collo spezzato. Brutto segno. Liz si muove rapidamente e raggiunge la stanza adiacente. Vuota, come immaginava.

In quel momento il silenzio è lacerato dal suono delle sirene d’allarme. Sta succedendo qualcosa di grave, non ci sono dubbi e lei deve essere preparata ad affrontarlo costi quel che costi.

Liz si avvicina al tavolo dove è posata la sua valigetta e comincia a spogliarsi.

 

Claire Temple non riesce a credere a cosa sta facendo: appostarsi nei pressi dell’abitazione di Benjamin Donovan Jr. detto Little Ben, figlio Big Ben, noto avvocato della malavita afroamericana di Harlem.

Big Ben era sicuro che suo figlio fosse finito in qualche guaio ma non poteva e voleva intervenire personalmente visto che i loro rapporti erano tesi da tempo ed aveva chiesto a Claire di parlargli. Claire aveva accettato, non sapeva nemmeno lei perché, ed aveva cercato il giovanotto nello studio legale dove lavorava senza però trovarlo. Tutto sarebbe finito lì se il giorno prima non si fossero presentati nel suo ambulatorio medico due tizi dal tipico aspetto del gangster che le avevano intimato di non impicciarsi degli affari di Little Ben Donovan.[3]

Questo era bastato per stimolare la curiosità della dottoressa afroamericana e spingerla a cercare ancora il giovane avvocato e così eccola qui a spiarne la casa.

La sua attesa è premiata quando un’auto nera si ferma davanti al portone della casa di Little Ben e Claire non riesce a credere ai suoi occhi quando riconosce chi ne scende.

 

 

3.

 

 

            Capitan America si muove lungo i corridoi della più sicura prigione dell’intero continente americano ora molto meno sicura dopo che tutte le porte sono state aperte ed i prigionieri, tra i più pericolosi d’America, sono pronti, per usare una frase fatta, a scatenare l’inferno.

            Apparire in costume è un azzardo per la sua identità segreta, pensa Liz Mace, ma non ha avuto scelta.

-Ma guarda chi abbiamo qui: la piccola sgualdrina americana.-

            Liz si volta di scatto. Davanti a lei ci sono tre uomini: un bianco, un nero ed un che potrebbe essere mediorientale.

            Il bianco, massiccio come un culturista, ha un‘aria familiare, ma non riesce a inquadrarlo.

-Ti stai chiedendo chi sono?- dice lui con un sorriso maligno -Prova ad immaginarmi con una maschera bianca a forma di teschio.-

-Crossbones?- esclama Cap.

-Hai vinto una bambolina.- ribatte Brock Rumlow -Anzi: sei tu la bambolina.  I miei amici non vedono una donna da anni addirittura. Sarà un piacere per loro divertirsi con te dopo che io avrò finito.-

-Cosa ti fa pensare che riuscirai a battermi?-

-Sei in gamba, lo ammetto, ma sei sola e non hai un siero del super soldato ad aiutarti come il tuo mentore Rogers mentre noi… noi siamo tanti.-

            Liz si guarda intorno: altri detenuti si sono aggiunti e la stanno circondando. Non sarà affatto facile.

 

            Claire Temple conosce la donna appena scesa dalla limousine nera, una donna che definire grassa è un eufemismo: Black Mariah, leader di una piccola banda con ambizioni più grandi del suo girovita. Devono averla rilasciata dalla prigione[4] e si è rimessa a rimestare nei suoi vecchi traffici. Deve anche passarsela bene visti gli abiti che indossa e l’auto con cui è venuta.

            Black Mariah entra nell’edificio ed è ovvio per Claire che stia andando da Little Ben Donovan ma cosa può volere da lui? Il ragazzo ha fatto del suo meglio per prendere le distanze dal padre e dal suo mondo, perché farsi coinvolgere da noti criminali proprio adesso? Non ci sono risposte per il momento.

-Maledizione.- mormora la dottoressa -Che faccio ora?-

            La sola risposta che le viene in mente è: aspettare.

 

            Capitan America non aspetta che i detenuti la assalgano: spicca un salto e balza contro di loro. I suoi pugni ne colpiscono due ed altri due sono stesi dai suoi calci. Non si ferma: compie una capriola e passa sopra le teste degli avversari.  Atterra elegantemente sulle punte e subito sferra una gomitata ad detenuto alle sue spalle.

            Improvvisamente Brock Rumlow le piomba addosso e la costringe a terra.

-Lo ammetto: sei in gamba….- le dice sollevando il braccio destro per colpirla -… ma sei solo una donna e non puoi competere con un uomo che è due volte il tuo peso.

-Il tuo sessismo mi disgusta.- ribatte Liz bloccando il polso del suo avversario e poi proiettandolo contro una parete -Ripensandoci, mi disgusta tutto di te.-

            Cap si rimette in piedi e corre verso il fondo del corridoio, oltrepassa la porta e continua a correre verso la cabina di controllo.

-No!- urla Rumlow -Non mi sfuggirai!-

            E le corre dietro.

 

 

4.

 

            Il massiccio avvocato afroamericano Benjamin Donovan, detto Big Ben per ovvie ragioni, è noto per avere un carattere collerico violento , è stato anche sospeso dall’Ordine degli Avvocati di New York ed il fatto che il suo maggior cliente sia Morgan, il boss del crimine organizzato di Harlem non aiuta la sua reputazione, per questo è sorpreso quando vede entrare nel suo ufficio il suo collega Frank Raymond.

-Ciao Big Ben.- lo saluta quest’ultimo.

-Cosa ti porta qui, Frankie?- gli chiede Big Ben mentre si alza in piedi ed allunga la mano.

            Raymond, cui fisico è appena meno massiccio di quello dell’altro, esita un attimo poi la stringe.

-Avrai sentito che hanno arrestato mio fratello Ron.-[5] dice poi.

-E chi non l’ha sentito? A quanto pare, era il Cacciatore Notturno. Tu lo sapevi?-

-Non ha importanza. Voglio che lo difenda tu, Big Ben.-

-Io? Perché? Credevo di non piacerti Frank.-

-Neanche questo ha importanza: sai fare il tuo lavoro e solo questo conta. Non posso difendere mio fratello, sono troppo coinvolto e poi sono specializzato in diritti civili, in un processo penale sarei un pesce fuor d’acqua. Tu sei il miglior penalista afroamericano che conosco e spero che accetterai.-

            Big Ben non ha bisogno di molto tempo per decidere.

-Accetto.- è la sua risposta.

 

            Capitan America raggiunge la sala controllo e scopre che i suoi peggiori timori si sono avverati: le guardie sono morte ed i comandi delle porte, come pure le telecamere, sono inservibili. Pur di proteggere la sua fuga Simon Bixby non ha esitato a scatenare un esercito di assassini, stupratori e terroristi. Deve riuscire a fermarlo ma come?

-Le tue speranze sono andate deluse?-

            Ancora Brock Rumlow, è decisamente ostinato.

-Anche le tue, se speravi di fuggire da qui.- ribatte Liz.

-Anche se non sarà oggi, ci riuscirò prima o poi e quando l’avrò fatto, ucciderò il tuo amico Rogers e le sue puttanelle ma prima mi piacerebbe lasciargli sulla porta di casa il tuo cadavere.-

-Nei tuoi sogni.-

-Curioso che tu parli di sogni, perché io sarò il tuo incubo.-

            Rumlow tenta di colpirla ma Cap para il suo pugno e vibra un calcio che lo prende all’addome. Il suo avversario barcolla ma non cade.

-Se avessi colpito più in basso forse mi avresti sistemato ma il tuo guaio è che giochi secondo le regole mentre io ho una sola regola: vincere.-

            Di nuovo torna all’attacco. Usa una tecnica che è un misto di varie arti marziali e lotta di strada, pensa Liz. È tosto e tenace ma anche lei lo è e non mollerà, non senza aver scoperto che è successo a Franklin Mills.

 

            L’uomo a cui Liz Mace sta pensando è in questo momento silenzioso accanto a Simon Bixby. Entrambi sono fermi davanti al massiccio portone semiaperto. Nello sguardo del giovane ufficiale un’assenza di emozioni che non gli è congeniale.

-Abbia pazienza, Tenente…- gli dice Bixby -… tra poco saremo in salvo.-

-E come?- si azzarda a chiedere Mills.

-Molto semplice: guardi in alto.-

            Mills obbedisce e vede quella che ancora è una massa indistinta controluce e sente un rumore sempre più forte, rumore di pale che girano e di motori. Ora capisce.

 

 

5.

 

 

            Claire ha atteso a lungo ma finalmente Black Mariah scende ed al suo fianco c’è Little Ben Donovan. Little Ben è ovviamente un nomignolo ironico: ha un fisico simile a quello del padre ma un miglior gusto nel vestire. La sua faccia è tutt’altro che allegra. Qualunque cosa debba fare, di certo non gli piace.

Salgono nella limousine e partono. Claire raggiunge la sua auto. Forse, anzi sicuramente è una pazzia ma lei vuole andare fino in fondo.

 

A Camp Lehigh, in Virginia il Colonnello dell’Esercito Carolyn “Cary” St. Lawrence è a colloquio con il suo superiore diretto, il Tenente Generale Joseph Kragg, un uomo dal carattere burbero con una vistosa benda nera sull’occhio destro.

-Qualche novità, Signore?- chiede.

-La sua squadra dovrà recuperare un prigioniero e scortarlo a Fort Leavenworth.-[6] risponde Kragg

-Non amo molto le missioni di scorta, Signore. Non è nel mio stile fare la balia.-

-Ho sentito parlare del suo stile, Colonnello. Dovrà obbedire agli ordini come tutti noi. Partirete non appena il Maggiore Mace e il Tenente Mills saranno tornati dal Colorado. A proposito, ha qualche loro notizia? Io ho provato a contattarli ma senza alcun successo.-

            Cary si sforza di rimanere impassibile mentre risponde:

-Nessuna ma a Florence i segnali dei cellulari sono disturbati.-

-Lo immaginavo. In ogni caso, cosa può andare storto in una prigione di massima sicurezza?-

            Un sacco di cose, pensa Cary.

 

            In questo stesso momento la donna oggetto dei pensieri di Cary St. Lawrence è impegnata nei panni di Capitan America a lottare contro uno dei suoi avversari più tosti.

            Finora ha bloccato tutti i colpi di Brock Rumlow ma senza riuscire ad assestargli il colpo fatale. Lo scontro potrebbe durare a lungo.

            Improvvisamente Liz scivola su una pozza di sangue e perde l’equilibrio Rumlow ne approfitta per afferrarla alla gola.

-Sei mia!- esclama trionfante.

Liz Mace annaspa mentre le mani del suo nemico si serrano sempre più sulla sua gola.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Praticamente nulla o quasi da dire:

1)    Mariah Dillard, alias Black Mariah è stata creata da Steve Englehart & George Tuska su Luke Cage Hero for Hire #5 datato febbraio 1973.

2)    Nikki Adams è stata creata da Christopher Priest & Mark Texeira su Black Panther Vol. 4* #1 datato novembre 1998.

3)    Se non sapete chi è Brock Rumlow, non sarò io a dirvi chi è. Vi basti sapere che è “ospite” di Florence AX dal finale di Vendicatori Segreti #27.

Nel prossimo èpisodio: un’evasione da impedire, misteri da svelare e altro ancora.

 

 

Carlo



[1] Nell’episodio #79.

[2] Ne saprete di più su Marvelit Spotlight #8.

[3] E tutto accaduto negli ultimi due episodi.

[4] Dove era finita in seguito ad eventi descritti in Power Man & Iron Fist Vol. 1* #88 inedito in Italia.

[5] Nell’ultimo episodio.

[6] Noto carcere militare americano.